giovedì 23 febbraio 2017

L'Arte Zen della Massoneria

A volte ascoltare il silenzio è un bellissimo esercizio. Rimanere muti di fronte al chiasso profano, e non solo. Restare in quella situazione dove persino il respirare pare dar fastidio. Nello Zen questo stato d'animo lo si "respira" durante le meditazioni. In Massoneria ho trovato moltissime similitudine con la Via orientale che percorro da 50 anni. In fondo è stata proprio la mia avventura nello Zen che mi ha portato alla Massoneria.

Spiritualmente sono simili, se non uguali per quel che concerne certe visioni. Entrambe contengono la conoscenza del conoscere, del so di non sapere. In entrambe le Vie sono riscontrabili squarci di Illuminazione. In entrambe, la mente gioca brutti scherzi.

La mente, sempre lei, lei che porta a parlare forbito e ricercato per cercare di farsi capire meglio... porta, nello Zen, a ricercare un'umiltà d'animo solo apparente, una pacatezza d'agire che non è intrinseca nella figura del Maestro. I Maestri Zen (permettetemi una digressione lessicale da scaricatore di porto) s'incazzavano, e non poco. Non per niente giravano spesso con un bastone, non per appoggiarvisi, ma come strumento di sveglia per l'allievo che tardava a capire. Ciò, ovviamente, se reputavano che ne avesse le capacità. In entrambe le Vie nulla è come appare. Tutto è celato ma ben visibile, a chi sa vedere.

Il Maestro Zen, un po' come il Massone, è pacato con il profano e tollera con il Fratello. Lo Zen vive nel nulla, perché del nulla è fatto... la Massoneria approfondisce, scava a fondo, studia, celebra, inizia e sparge amore. In Massoneria si è Uni e Tanti, si è Tutto. Nello Zen si è Uni e il Tutto. Quindi, senza che nessuno si offenda, mi piace pensare che esiste un'Arte Zen della Massoneria, oppure una Massoneria zen.
Un capitolo a parte meritano una riflessione sull'energia e i koan, ma lo vedremo nei prossimi articoli.


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