giovedì 30 marzo 2017

Il Gallo non canta... ma a Est sorge il Sole

Quando si avvicina la notte, a volte, nascono pensieri un po' particolari, quasi delle necessità di esternare ciò che si è vissuto durante la giornata.
La notte... il buio, l'assenza della luce. In genere questa situazione viene vista e vissuta come momento negativo. Personalmente non sono pienamente d'accordo.

La luce non avrebbe senso senza il buio, le nostre Luci vivono perché, nel contempo, nel mondo esistono ombre, paure e assenze di pensiero. Che senso avrebbe illuminare un deserto pieno di luce?
Che senso avrebbe portare luce se non esistessero le tenebre?
Ecco che il Gallo nel gabinetto di riflessione ci viene in soccorso.
Questo simbolo incarna la trasformazione alchemico-mercuriale della rinascita. Non è propriamente una sveglia, non può esserlo perché ci si sveglia da un sonno... non dalla non-vita.

Il Gallo rappresenta la "rinascita", il passaggio dalla morte alla vita, la trasformazione del piombo in oro. Il Gallo, in simbiosi con il Fuoco (rosso), l'Ariete (la rinascita) e l'Est è il passaggio finale che il bussante pone in essere per diventare Massone.

Ma c'è un significato più profondo che accompagna questo simbolo... un particolare che a molti sfugge: il Gallo quando chiude gli occhi li riversa. Questo movimento-tecnica è lo stesso che si utilizza per portare il meditante ad un livello di concentrazione-liberazione del pensiero particolare.

Il connubio alchemico della parete Est del Gabinetto di riflessione è la porta magica, lo stargate che l'uomo attraversa per diventare Massone.
Il Gallo è l'ago della bilancia tra luce e tenebre. Esperienze sensoriali indissolubili tra loro. L'una non può prescindere dall'altra. Ecco che trascende la simbologia periferica della sveglia artigliando, di contro, la parte emozionale della trasformazione alchemica che si pone in essere quando Fuoco, Ariete e Gallo si fondono nel Tutto divino, parte integrante del disegno del GADU.



sabato 18 marzo 2017

Jacque de Molay e la Sindone

Premetto che ciò sto per scrivere è una congettura, per lo meno per ciò che mi riguarda, e non ho prove da sottoporre al lettore. Però voglio lo stesso esporre questo pensiero.
Quella che viene percepita come una delle reliquie più sacre per il Cattolicesimo, altro non sarebbe che il mantello dell'ultimo G:.M:. Templare. Un mantello che si tramandavano da un G:. M:. all'altro. Un telo rinvenuto in Terra Santa durante una delle prime crociate. Un telo antico, risalente all'epoca in cui un uomo di nome Gesù predicava da quelle parti.
Da qui i risultati scientifici che attestano la temporalità del telo in oggetto. Già, ma la figura impressa?

Questo volto, quello che vedete nell'immagine qui a fianco, è quello che viene considerato il volto di Gesù. Però la Chiesa non ha mai ufficialmente dichiarato reliquia la Sindone, anche papa Benedetto XVI l'ha chiamata "icona" e non reliquia. Già questo fatto mi fa pensare. Abbiamo il vero volto di Gesù e i suoi "pastori" non la innalzano a reliquia?

Un secondo indizio sta nell'altezza dell'uomo in effige. Troppo alto per la morfologia dell'epoca e del luogo.

Terzo indizio: una strana somiglianza. Qui sotto un'antica incisione con raffigurato Jacque de Molay, G:. M:. Templare mandato al rogo il 18 marzo del 1314 a Parigi dalla Santa Inquisizione. 
L'uomo raffigurato sul telo della Sindone sarebbe lui. 

Jacque de Molay prima di essere messo al rogo fu torturato, gli furono inflitte le stesse pene che furono inflitte a Gesù. Crocifisso e fustigato. Ormai morente fu permesso ad alcuni dei suoi uomini di portare il corpo in una cella fredda e umida. La stanza era stata preparata con incensi fumanti. Il corpo fu steso su di un tavolaccio e, probabilmente, oliato e poi coperto con il Mantello da G:.M:., il fumo degli incensi fece reazione chimica con il sudore del corpo e gli oli utilizzati facendo sì che il telo diventasse una sorta di negativo fotografico a contatto.

Ecco perché il telo viene riconosciuto contemporaneo a Gesù ma la Chiesa non innalza a reliquia la Sindone. Come ho detto è una teoria, affascinante, ma sempre una teoria. Il lavoro di copia-incolla che la Chiesa Cattolica ha fatto nel corso dei secoli fu fatto anche in questo caso. Un'operazione di marketing fantastica utilizzando alcune delle regole che ancora oggi si usano nella comunicazione: una cosa vera (il telo), una cosa verosimile (l'utilizzo nel sepolcro), una cosa falsa (è Gesù)... la cosa falsa diventa vera o, perlomeno, verosimile.





lunedì 13 marzo 2017

Creo il ponte, alzo il muro o apro una porta?

Fin dove arriva la Tolleranza? Domanda che, secondo me, porta il Massone ad un conflitto interno. In questi periodi si sente spesso questo genere di frase: non si debbono costruire muri ma ponti.
In linea di principio è condivisibile e auspicabile. Il problema nasce quando chi attraversa il ponte genera problematiche, diventa merce e viene utilizzato come contenitore di sporchi affari politicamente pilotati. Mi spiego, o per lo meno cerco di farlo: l'Italia (e in generale tutta l'Europa) ormai da anni, ma in particolare in questi ultimi, è stata oggetto di una "migrazione-invasione" da parte di popolazioni che con i nostri territori nulla hanno a che vedere.

Ma non è questo il punto, un fratello è tale da qualunque terra provenga. Se un uomo sta annegando lo salvi e basta, senza guardare razza, fede o colore della pelle... però è bene chiedersi: perché sta annegando? Cosa lo ha portato a mettere piede su di un barcone? Perché parte deliberatamente senza documenti? Quali sono le dinamiche che hanno generato questa migrazione di massa? Perché, se sono migranti, gli scafisti vengono arrestati per traffico di clandestini?


Da scrittore di romanzi polizieschi ho imparato una cosa, una sola è la domanda che l'ispettore di turno deve sempre porsi di fronte al cadavere: chi ne trae profitto?
Sì perché in ogni azione delittuosa c'è sempre un profitto per qualcuno, di qualunque genere: emotivo, sentimentale oppure economico.
Bene, a questo punto il Massone come si pone di fronte a tale problema... creo ponti in modo che chi fugge da una situazione particolare possa farlo in tutta sicurezza oppure erigo un muro per cercare di organizzare gli arrivi?

In effetti le operazioni diplomatiche dell'attuale governo mi hanno lasciato un po' perplesso: da un lato lanciano strali buonisti e una marea di "poverini" che uno pensa di prendere giubbotto e salvagenti e gettarsi nella ridda dei salvataggi... dall'altra tesse una rete diplomatica con la Libia in modo che non partano e restino dove sono. Se sono sui barconi sono migranti da salvare se restano in Libia sono un problema di meno?
Non mi torna, come non mi torna il fatto del termine clandestino: se entri in un paese straniero senza documenti sei per forza di cose un clandestino. Se in Italia viene fatta una legge che per ridare un'identità servono fino a 24 mesi (2 anni!!), per forza di cose devo attrezzare strutture adeguate alla gestione. Se tali gestioni vengono appaltate a organizzazioni e cooperative che grazie a questo problema si arrichiscono... qualche dubbio comincia a sorgermi.

A questo punto chi invoca il ponte lo farà ben bontà d'animo o perché, anche se non personalmente, fa parte di un cerchio di pensiero cooperativistico per lo meno dubbio?
Il Massone come si pone al riguardo? Crea il ponte, alza il muro o apre una porta?

mercoledì 8 marzo 2017

Il Massone prezzemolino

Guardavo giorni fa un video di History Channel in cui si parlava della morte di Papa Luciani. Dopo una ricostruzione storica, a mio parere, anche abbastanza veritiera, per lo meno si sono basati su fatti oggettivi, è partita la ridda delle congetture.
Ovviamente è cominciata a comparire nei dialoghi la parola: Massoneria.
Ciò che  ha fatto alzare il mio livello di attenzione è stato quando i due conduttori, americani, hanno cominciato a utilizzare il binomio: mafia-massoneria. Ma perché, mi domando? Perché di qualunque situazione si tratti: affari sporchi, misteriose morti, "impicci" vari, addirittura la morte di un papa si fa sempre e comunque allusione alla Massoneria?

Durante tutto il filmato non sono mai state portate prove o connessioni degne di questo nome. Si è solo parlato in maniera vaga di Massoneria deviata, di riti misteriosi e ordini di morte partiti da una fantomatica loggia dei Frati Neri di Londra.
Mai si è parlato di Obbedienze, mai si è cercato di capire di quale Massoneria si trattasse, anche perché credo che il profano nemmeno sappia di cosa sta parlando.

I conduttori hanno puntato l'indice solo ed esclusivamente sul termine: Massoneria.
Non si sono fatti delle domande del tipo: ma esiste una sola Massoneria? Cos'è una Loggia? Cosa significa: Loggia coperta?

Ormai il Massone è un prezzemolino che si utilizza in ogni occasione. Non capiamo cosa sta succedendo? La colpa è della Massoneria. C'è una vicenda poco chiara? La colpa è della Massoneria. Muore un papa? La colpa è della Massoneria. Ne nominano uno che non piace a qualche potere forte? La colpa è della Massoneria.
In genere le informazioni che arrivano al grande pubblico sono delle disinformazioni mascherate da sacrosante verità. Tutti sanno tutto sulla massoneria compresi gl'intrecci con i vari servizi segreti ovviamente deviati. Deviati i Servizi e deviata la Massoneria. Un gran minestrone di castronate dettate dall'ignoranza in merito alla materia.

Nel frattempo le Colonne tacciono e i Massoni lavorano. Quelli non deviati, logicamente... quelli deviati: deragliano.

domenica 5 marzo 2017

La logica del caos partoriente

Osserva la natura, un bosco, una foresta, il greto di un fiume oppure le dune del deserto... a prima vista sembra tutto caotico, pare che gli alberi crescano a caso, che i sassi sulle rive del corso d'acqua siano capitati lì senza una logica, che i granelli di sabbia del deserto fluiscano nel vento senza un preciso disegno. Tutto sembra avvenga per caso. Sembra.

L'umanità ha, nel corso del suo stare su questo pianeta, annichilito l'istinto (il caos primordiale) con la logica. Nel bosco le piante nascono dove cade il seme o dove uno stolone ha trovato un varco attraverso il terreno... l'uomo pianta con metodologie logiche, scientifiche e affini al suo pensare.
L'Uomo è logico la natura è caotica. Però, c'è sempre un però... la natura, attraverso quello che noi chiamiamo caos governa il Tutto. Lo governa in maniera tanto perfetta che parrebbe ci sia un Grande Architetto Dell'Universo che ne tiri le fila.

Ma questi fili l'uomo profano non li vede, esso si muove sulle corde della logica ferrea e disciplinata. Regolamenta il proprio vivere, sia materialmente che spiritualmente, con "discipline" logiche. A effetto ci deve essere una causa, il corpo è una sequenza di reazioni chimiche e l'anima è gestita da un Dio che ne è anche il legittimo proprietario, visto che gliela si deve rendere.

Il Massone fa azione introspettiva e coagulante con altri Fratelli, s'immerge in un caos cosmico che lo porta, in principio, ad essere solo osservatore, poi compartecipe ed infine unità trainante di quello che potremmo chiamare: motore dell'Universo. L'umano che si pone di fronte a questo sistema caotico e non-logico, in genere, immediatamente cerca di trovare giuste collocazioni alle proprie domande: non le risposte, ma dove collocare sullo scaffale del pensiero logico-scientifico le proprie stesse domande. L'approccio profano al cosmo-caos non può essere uguale a quello iniziatico, ciò per un motivo semplice: il profano osserva l'iniziato ne è immerso. L'uno guarda l'altro vede. Ciò non avviene per grazia ricevuta ma per via di un lavoro su sé stessi incessante e profondo.

Una volta che l'umano è consapevole di essere, si rende conto che il caos è partoriente. Questa situazione non-ordinata, non-logica e non-logicizzabile altro non è che l'utero cosmico che connette il Tutto. La Massoneria si pone, a mio parere, come guida esplicativa, una sorta di libretto d'istruzione per un corretto utilizzo della spiritualità. Fornisce adeguati strumenti per far sì che l'adepto si dipani nel caos, quello stesso caos che un tempo gli era sembrato fonte di un pensare confuso.
La ritualità, i simboli, le varie terminologie e gesti ripetuti altro non sono che lo svolgersi di un'enorme mappa cosmico-cerebrale che lo porta a riportare in Vita ciò la fisicità e la logica hanno, per forza di cose, messo a tacere. Rinasce l'istinto, rispuntano le gemme del fiore che ogni uomo conserva nel proprio cuore.

Il caos è partoriente, ma l'uomo-massone è il seme da cui nascerà la vita.


mercoledì 1 marzo 2017

Ma che cos'è la Morte?

Si stanno appena spegnendo gli echi mediatici sulla vicenda del Dj Fabo, vicenda spinosa e dai molteplici punti di vista. Leggendo, nei giorni scorsi, i post di molti Fratelli, ma non solo, mi sono sorte alcune domande ma anche alcune considerazioni.

Credo che la risposta (o le risposte) alla domanda: che cos'è la Morte? debba in primo luogo considerarne una seconda: ma che cos'è la Vita?
Solo partendo da questo secondo quesito, forse, troveremo risposta per il primo. Se consideriamo la Vita un dono divino assegnatoci alla nascita, allora la Morte non è che una naturale conseguenza del deteriorarsi della parte biologica dell'essere umano, il quale, terminato il suo viaggio terrestre rende, come si suol dire, l'anima a Dio.

A questo "essere", quindi, non appartengono né la vita e tanto meno la morte. Sono situazioni transitorie dove esso altro non ha che il libero arbitrio di come gestire la vita, ma non la morte. Sempre in ottica religiosa, il libero arbitrio ha, come dire..., dei paletti morali. Sei libero di fare ciò che vuoi ma sappi che se non segui le regole dogmatiche, la tua anima si perderà nell'immenso marcescente e putrido dirupo dell'ignoto infernale. Un libero arbitrio a scartamento ridotto.

Se cambiamo il punto di vista sulla Vita, a cascata, tutto si ribalta. Io nasco perché lo decido Io, io come spirito libero, come essere facente parte del Tutto. Io decido dove, quando e da chi nascere. Utilizzo la parte biologica dell'essere umano come unico mezzo possibile per entrare nel mondo fisico. A questo punto la morte mi appartiene tanto quanto la vita. Io decido di nascere e anche di morire (accadimenti traumatici a parte, ma anche su questo se ne potrebbe parlare).

In questo contesto si pone, a mio avviso, il pensiero massonico. Muoio per rinascere. Solo dalla putrefazione può attivarsi una vita nuova. Non avendo più l'orpello etico religioso si libera, a questo punto, la visone sulla morte. Evento doloroso per chi resta, ovviamente, ma evento che rientra nelle leggi del mondo fisico-biologico. La morte diventa un passaggio alchemico necessario e gestibile, vedi il libro dei morti tibetano, un passaggio che permetterà allo spirito di poter rinascere ancora una volta, e ancora una volta e ancora una volta...