lunedì 13 marzo 2017

Creo il ponte, alzo il muro o apro una porta?

Fin dove arriva la Tolleranza? Domanda che, secondo me, porta il Massone ad un conflitto interno. In questi periodi si sente spesso questo genere di frase: non si debbono costruire muri ma ponti.
In linea di principio è condivisibile e auspicabile. Il problema nasce quando chi attraversa il ponte genera problematiche, diventa merce e viene utilizzato come contenitore di sporchi affari politicamente pilotati. Mi spiego, o per lo meno cerco di farlo: l'Italia (e in generale tutta l'Europa) ormai da anni, ma in particolare in questi ultimi, è stata oggetto di una "migrazione-invasione" da parte di popolazioni che con i nostri territori nulla hanno a che vedere.

Ma non è questo il punto, un fratello è tale da qualunque terra provenga. Se un uomo sta annegando lo salvi e basta, senza guardare razza, fede o colore della pelle... però è bene chiedersi: perché sta annegando? Cosa lo ha portato a mettere piede su di un barcone? Perché parte deliberatamente senza documenti? Quali sono le dinamiche che hanno generato questa migrazione di massa? Perché, se sono migranti, gli scafisti vengono arrestati per traffico di clandestini?


Da scrittore di romanzi polizieschi ho imparato una cosa, una sola è la domanda che l'ispettore di turno deve sempre porsi di fronte al cadavere: chi ne trae profitto?
Sì perché in ogni azione delittuosa c'è sempre un profitto per qualcuno, di qualunque genere: emotivo, sentimentale oppure economico.
Bene, a questo punto il Massone come si pone di fronte a tale problema... creo ponti in modo che chi fugge da una situazione particolare possa farlo in tutta sicurezza oppure erigo un muro per cercare di organizzare gli arrivi?

In effetti le operazioni diplomatiche dell'attuale governo mi hanno lasciato un po' perplesso: da un lato lanciano strali buonisti e una marea di "poverini" che uno pensa di prendere giubbotto e salvagenti e gettarsi nella ridda dei salvataggi... dall'altra tesse una rete diplomatica con la Libia in modo che non partano e restino dove sono. Se sono sui barconi sono migranti da salvare se restano in Libia sono un problema di meno?
Non mi torna, come non mi torna il fatto del termine clandestino: se entri in un paese straniero senza documenti sei per forza di cose un clandestino. Se in Italia viene fatta una legge che per ridare un'identità servono fino a 24 mesi (2 anni!!), per forza di cose devo attrezzare strutture adeguate alla gestione. Se tali gestioni vengono appaltate a organizzazioni e cooperative che grazie a questo problema si arrichiscono... qualche dubbio comincia a sorgermi.

A questo punto chi invoca il ponte lo farà ben bontà d'animo o perché, anche se non personalmente, fa parte di un cerchio di pensiero cooperativistico per lo meno dubbio?
Il Massone come si pone al riguardo? Crea il ponte, alza il muro o apre una porta?

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