domenica 29 luglio 2018

VERSO LA LUCE... DOPO IL SOLSTIZIO

Dopo il solstizio d'estate si "chiudono i cantieri", gli Architettonici Lavori si fermano e le Logge si chiudono. C'è troppa Luce per poter operare. C'è troppo rumore e soprattutto i Lavori andrebbero dalla Luce verso il Buio. Tutto rallenta sino a fermarsi per poi riprendere il giorno dell'equinozio d'autunno. In quel momento la terra comincia a ricoprirsi più di buio che di luce, ma questa è un'altra faccenda.
E' necessario sospendere i nostri lavori perché operando in questo tratto di circolarità otteremmo dei non-risultati se non addirittura ci si rivolterebbero contro gli stessi Lavori.
Noi dobbiamo sempre aver ben presente la direzione: O:. - E:. e non viceversa. Dall'oscurità alla luce.
Operare da E:. a O:. significherebbe portare il nostro "essere" verso il buio esoterico, verso l'ignoranza e non la saggezza.

Le croste alchemiche che abbiamo faticosamente messo nei vasi di vetro verdi  non sono del tutto fermentate. Agiscono nel buio per trasformarsi nella luce. Il drago ancora sputa un illuminante fuoco e morirà solo al tramonto se non addirittura a mezzanotte.
In questo periodo che va (circa, dipende da anno in anno) dal 21 di giugno al 21 di settembre, a logge chiuse tutto sembra morto. Appisolato su letti di acacia senza tracciare alcuna tavola il Maestro Massone pare non occuparsi di nulla che sia attinente alla Massoneria stessa. Ma è per una sorta di paradosso alchemico che in questo periodo gli embrioni della pietra filosofale prendono forma e vita.
Gli stessi embrioni che durante l'anno dei legittimi lavori si trasformeranno in "oro" lasciando il "piombo" materialistico nelle mani di chi ancora non ha fatto il salto quantico nei piani sottili della spiritualità. Ora il compasso è aperto sui 90°, la Luce la possiamo vedere e ci indica chiaramente il cammino da percorrere. Operare in direzione contraria significa entrae nel tunnel e non uscirne.

Ecco che in entrambi i periodi si possono ottenere buoni risultati. Facendo durante il cammino da O:. a E:. e non facendo durante il cammino da E:. a O:. .
Il non fare equivale al fare. Se allarghiamo il nostro punto di vista e lasciamo che l'orizzonte venga formato sia dal sole che dalla luna avremo una visione d'insieme.
Detto ciò, visto che già ho sforato il periodo vi auguro buone vacanze.
Un TFA a tutti.

Fabio Pedrazzi

giovedì 19 luglio 2018

I PIANI SOTTILI DEL SILENZIO

In periodi come quello che stiamo vivendo, fatti di attacchi inconsulti alla Massoneria (di ogni Obbedienza e Rito), fatti di F:. estremamente litigiosi e, purtroppo, poco inclini al dialogo e all'ascolto dell'altro, dove sui social, nei gruppi dove dovrebbe circolare un pacato scambio di sapere invece si leggono quasi esclusivamente sentenze categoriche sulle proprie posizioni-pensiero, in periodi come questi credo che alzare il livello nell'esecuzione dei Rituali (di ogni grado) per cercare di "spostarci" su dei piani più elevati sia un buon esercizio.
Spero che alla riapertura dei cantieri gli animi si calmino lasciando che "gli architettonici lavori" prendano la scena nei cuori di tutti i Massoni.

Detto ciò vediamo quali sono i piani sui quali sarebbe bene posizionarci.
Sono quei "piani sottili" dove il profano non può arrivare, dove non tutti gli iniziati sono in grado di sentire o capire... dove i "Maestri" indicano la Via non facendo ombra. Nei piani sottili il Sole è allo Zenith e le Spade sono infoderate, le foglie secche sono state rastrellate e l'aspettare è l'unica azione che l'alchimista compie.
Questi "piani" necessitano però di un silenzio particolare, un silenzio che non è quello dell'apprendista, non è un silenzio fisico, è un silenzio fatto di piacevoli osservazioni, di abbracci muti anche con chi è su posizioni divergenti.

Attraverso l'esecuzione dei Rituali il Massone apprende come e dove sono i piani sottili, abbandona il concetto di spazio-tempo e si trova immerso in un tutto cosmico dove la profanità non potrebbe sopravvivere, dove l'oca non è più nella bottiglia e la pietra filosofale da polvere rossa si ritrasforma in sasso. Lo stesso sasso dove chi cerca inciampa e chi vibra comincia a sgrezzare.
Raggiunte certe "vibrazioni" si superano, con un salto quantico, le colonne... tutte e tre le colonne. Si superano i grembiulini, gli attrezzi, gli attestati e i riconoscimenti: una volta scoperto il segreto tutto appare talmente chiaro da suscitare una grossa risata, una grossa silenziosa risata.

In periodi come questi, a mio parere, il Massone dovrebbe lasciare dietro di sé solo il profumo delle proprie azioni e un'ombra frusciante che muova foglie di acacia nelle gionate senza vento.

Fabio Pedrazzi

domenica 15 luglio 2018

IL SAPORE DELLA FRAGOLA

Come dice spesso una mia amatissima S:. : come posso farti capire il sapore delle fragole?
Ecco, vorrei partire da qui: come si fa a far capire cos'è la Massoneria?
Non certo spiegandolo, non certo leggendo testi attinenti (anche), non certo parlondone con F:. o S:. (anche).
Non è possibile spiegare il sapore delle fragole se non mangiandole.
Ritorno quindi sulla correlazione strettissima tra Massoneria e Zen: l'esperenzialità.

Mi rifarò ad una vecchia storiella:
un giorno un uomo stava percorrendo un prato quando dal bosco uscì una grossa tigre. Spaventato, l'uomo si mise a correre scappando. All'improvviso si trovò sul ciglio di un burrone e vista una radice di vite si buttò aggrapandosi ad essa per non cadere. Guardando in basso si accorse che sul fondo c'era un'altra tigre, era bloccato: tigre sopra e tigre sotto.
Finché sto attaccato alla radice, pensò l'uomo, sono in salvo, prima o poi se ne andranno.
All'improvviso dal terreno uscirono due topolini, uno bianco e uno nero e cominciarono a rosicchiare la radice.
L'uomo disperato cercò di capire cosa poteva fare per salvarsi... poi vide una grossa e rossa fragola. La prese e la mangiò... com'era dolce!

Ecco la spiegazione della storiella nell'ottica Zen: esperienza nel qui e ora. In Massoneria possiamo invece ritrovare alcuni "simboli" a noi cari: la dualità temporale, le due tigri (passato e futuro), il colore dei due topolini, bianco e nero... e dulcis in fundo, è proprio il caso di dirlo: il colore della fragola, il rosso.
Rosso come la polvere di pietra filosofale.
Ma tutto si svolge attorno al qui e ora dello Zen e allo spostarsi su piani sottili della Massoneria.
Sì perché nella rappresentazione del rituale, di qualunque grado si tratti, da quello di apprendista al 30° (parlo del RSAA) altro non si fa che fare esperienza, ripetendo in una sequenza prestabilita: frasi e gesti. Così facendo, stando nel "qui e ora" passiamo da una Massoneria meramente speculativa ad una operativa. Non siamo più gli interpreti di un rituale ma diventiamo il rituale stesso.

Prendiamo esempio dallo Zen, fondiamo le due Vie: uniamo l'Oriente all'Occidente (cosa che per certi versi in effetti avviene dal 31° al 33°), cerchiamo di vedere le due facce dello specchio e forse capiremo cos'è in realtà lo specchio. Capiremo che finché non diventiamo Massoneria non saremo mai Massoni. Massoneria e Zen (in parte anche attraverso le Arti Marziali) sono Vie iniziatiche molto simili, tanto simili che in certi punti si sovrappongono: entrambe comunque vanno alla stessa vetta usando gli stessi colori pronunciati in modo diverso.